23 aprile 2008
Stanca, stanca, stanca, stanca e ancora stanca.
Solo e unicamente stanca.
Stanca di tutto questo, stanca di ogni cosa che faccio, stanca di sogni che non si realizzano, stanca del mio passato che tende ad essere il mio futuro. Stanca di non essere capita, stanca di essere incapace di dimenticare.
20 aprile. Una data troppo difficile da dimenticare, una data troppo difficile per non poter essere ricordata.
Si perché il messaggio l’ho scritto 100 volte, 100 volte ho scritto quelle cinque lettere, solo quelle cinque lettere e mai sono riuscita a premere quel tasto, a inviare quel messaggio. Incapace di capire quale era la cosa giusta e quella sbagliata, incapace di capire cosa avresti voluto e cosa no, incapace di decidere.
È tutto questo, tutta questa indecisione, tutto questo lento proseguire di giorni che non passano più, che sono eterni mi sta sfinendo, mi sta togliendo ogni forza.
Solo due settimane, due settimane passate più lentamente di cinque mesi e mezzi che invece se ne sono volati via, rapidi e hanno solo avuto un grande difetto: quello di lasciare un ricordo ovunque.
E li sotto il letto c’è il cassetto, quello impossibile da aprire, quello con una parte di te dentro. Solo una parte, perché l’altra è dispersa ovunque.
Manca qualcosa. Lo so. Lo sento. La mia vita è incompleta. Vorrei trovare la medicina per guarire da tutto questo, per guarire il più veloce possibile eppure sembra che questa medicina la debbano ancora inventare.
Non so cosa voglio, non so cosa non voglio, so che sono stanca, so che vorrei dare una tagliata a tutto questo. Vorrei premere il tasto pausa e lasciare la mia vita sospesa a metà, fino a quando lo decido io, fino a quando sono pronta per ripartire.
Odio tutte le coppiette in giro, odio tutti quelli che per strada si baciano, odio tutti quelli che si tengono per mano, odio tutti quei ti amo letti ovunque, odio tutte le persone che scrivono sui muri “io e te tre metri sopra il cielo”, come odio tutti quelli che corrono per strada incontro ad un abbraccio.
Questo perché? Perché questa sarei potuta essere io, perché io avrei voluto essere come loro, pazza di un amore che non vede difetti, che non vede paure, che non vede lacrime di solitudine, di un amore che affronta la vita, giorno dopo giorno.
E invece è andato tutto il contrario. Per quell’amore che sembrava essere così bello è bastato un niente, è bastata una goccia di pioggia in più per farlo precipitare, per distruggerlo, per farlo diventare solamente polvere. Polvere che fa star male quando c’è ne troppa, polvere che non fa più respirare, polvere che ti va venire l’allergia.
E l’allergia del amore puoi solo sapere quando arriva perchè non puoi sapere quando se ne andrà.
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