Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(Martha Medeiros)

venerdì 18 luglio 2008

le parole hanno un peso.


15 luglio 2008

Non posso pensare che nella mia vita manchi qualcosa, no questo fa troppo male.

È più comodo credere che tutto vada bene così, che tutto sia apposto così, che non mi serva altro al di fuori di quello che ho già, che tutto quello che potrei avere sarebbe soltanto “in più”.

È più facile pensare che bastino una vodka alla pesca e una marlboro light per far andare tutto bene, tutto a posto.

In realtà non è così, in realtà non va affatto così: quella vodka o quella sigaretta ti portano in uno stato di ebbrezza, in cui è piacevole muoversi, ti fanno dimenticare il resto della tua vita per l’intera serata, ti fanno addirittura divertire, ridere e poi però quando nemmeno te ne rendi conto ti trovi sola, con un gran mal di testa e le macerie di una vita che hai tanto cercato di dimenticare.

È l’una e mezza, è notte, fuori e buio, intorno a me prende forma un grande specchio di silenzio, spezzato, infranto ogni tanto da rumori lontani che si infiltrano tra i miei pensieri dalla finestra aperta.

Stanotte queste parole pesano, pesano come la neve sui pini d’inverno.

Quello che pesa di più è però ammettere che una volta avevo una persona da amare…si, una volta si.

Una volta, amare, avevo: parole, solo parole che come raffiche di grandine si scagliano contro di me.

Ho male, solo io lo so.

Non piango, non posso, non voglio più farlo.

Ho pianto troppo e non è cambiato mai nulla, perché dovrebbe essere diverso ora, proprio ora?!

Fra

1 commento:

  1. beh che dire..quello che scrivi è davvero stupendo..e quando ho letto che hai solo 17 anni non ci potevo credere!! riesci a scrivere ciò che le persone provano,pensano ma che non tt riescono ad esprimere a parole come fai tu...se ti va di aggiungermi a msn il mio contatto è elisalele@hotmail.com un saluto e ancora complimenti.

    RispondiElimina

Ciao a tutti!!!mi raccomando lasciate una traccia del vostro passaggio, mi farà piacere venirvi a trovare!